Una assoluzione militare.
Uccise 20 persone, ma per la corte marziale americana è innocente.

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Assoluzione per il pilota del Cermis

di Patricia Lombroso

La corte marziale, ha deciso. Il verdetto è che il capitano Richard Ashby non è colpevole per la tragedia del Cermis, avvenuta il 3 febbraio 1998, quando il suo jet militare tranciò i cavi di una funivia provocando la morte di 20 persone.
E' la sentenza emessa ieri dagli otto giurati appartenenti ai marines. Erano le 11.45 a Camp Lejeune, nella North Carolina. In quel momento Massimo D'Alema, in visita ufficiale negli Stati uniti, era all'università del Mit, in compagnia del premio Nobel Franco Modigliani. Interpellato dai giornalisti ha risposto: "Non commento le sentenze della magistratura in Italia. Figuriamoci quelle americane". Più tardi ha cercato di fare marcia indietro, dicendosi "sconcertato". Di ben altro tenore è stato il commento da Washington che l'ex ammiraglio per le forze americane della Nato Eugene Carroll ha rilasciato al manifesto: "Devo dedurre dal verdetto che non esiste alcuno standard per i piloti dell'areonautica militare americana. Dubito fortemente che un pilota addestrato a volare a bassissima quota non conosca le norme impartite ad Aviano dai superiori. Se fossi nel governo italiano, dopo questo verdetto vieterei tutti i voli a bassa quota degli aerei militari americani della Nato in partenza da Aviano. E' nel diritto di sovranità sul territorio, anche se questa sentenza della corte marziale afferma che in pratica non c'è stata alcuna violazione delle norme per le forze Nato straniere in territorio italiano".
Contro il capitano Ashby c'erano 20 capi di imputazione per omicidio colposo e una lunga serie di imputazioni per reati minori. Ma è passata la tesi difensiva che il pilota ha avuto "un'illusione ottica" e che le mappe fornitegli dai superiori non erano corrette. L'esito di questa sentenza va oltre a quanto i più pessimisti pensavano. Non è valida l'imputazione di omicidio involontario plurimo e strage; non è provata la "negligenza in stato di servizio". Non esistono le prove della "intenzionalità" da parte del marine americano nell'aver provocato la morte delle persone a bordo della funivia.
L'accusa non è stata in grado di presentare nessuna prova decisiva. Sono state presentate in tribunale soltanto tre delle 50 foto della tragedia di Cavalese. Non casualmente quelle tre che non mostravano né sangue né i corpi smembrati e decapitati, né la foto del bambino con gli occhi spalancati dall'orrore. E l'accusa non ha insistito neppure per avere una spiegazione sul video registrato a bordo del Prowler durante il volo sulla val di Fiemme, un video che documentava le acrobazie di Ashby e dei suoi uomini.
La decisione è arrivata in tempi rapidi. Agli otto giurati sono bastate sette ore di camera di consiglio per decidere la piena assoluzione del capitano. E la lettura del verdetto è stata accolta dalla gioia dell'imputato e dei suoi amici e familiari. "Mi dispiace" ha detto a bassa voce il rappresentante dell'accusa, il maggiore Stu Couch, ai familiari delle vittime presenti al verdetto. Dalla Casa Bianca neppure questo. Clinton e il suo staff, almeno fino a tarda sera, avevano scelto la strategia del no comment. Oggi il presidente americano incontrerà D'Alema. Che gli parlerà anche di questo, ha detto, "nelle forme opportune".



D'Alema.
Non m'indigno. Anzi, forse un pochino sì...

C'è voluta quasi un'ora a Massimo D'Alema per capire la grave gaffe e correggere rotta. "Non commento le sentenze in Italia, figuriamoci negli Usa". Questa era stata ieri sera la prima reazione del presidente del consiglio alla notizia che il pilota del jet responsabile della strage del Cermis era stato assolto. Poi qualcuno dello staff che lo sta accompagnando nella visita in Usa lo deve ver informato della compatta ondata d'indignazione che si stava sollevando in Italia e il premier ha cercato di recuperare. "Sconcertante", è stato il suo secondo commento della sentenza emessa dalla corte marziale di Camp Lejeune. Ma, pur aggiustando il tiro, D'Alema è rimasto molto cauto: "Vogliamo conoscere le motivazioni - ha aggiunto - il senso di questo verdetto, se si cancellano le responsabilità o si rinvia a responsabilità superiori". Poi, quasi a voler allentare l'assedio, ha ammesso che "certamente" se ne parlerà "nelle forme opportune" nel corso dell'incontro di oggi con Clinton, ma che "non si tratta solo di un problema di rapporti tra Italia e Usa", visto che "tra le 20 vittime c'erano anche cittadini di altre nazionalità".



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