FUOCO E MITRAGLIATRICI

[Canto della Grande Guerra composto sull’aria della canzonetta napoletana “Sona chitarra” di Libero Bovio con musica di Ernesto De Curtis, del 1913. Le località menzionate nelle varie versioni del canto ne fanno risalire la composizione tra la fine del 1915 e l'inizio del 1916. Alle pendici di Monte San Michele era allora situato un trincerone italiano, che verso valle andava al bosco Cappuccio (qui chiamato "monte Cappuccio"), e verso monte al bosco Lancia ed alle trincee delle Frasche e dei Razzi. La conquista di quest'ultima (qui citata come "Trincea dei Raggi"), il 16 dicembre 1915, costò alla brigata Sassari la morte dei due terzi dei suoi soldati.
Canti come questo, da cui traspare - con inattesa sincerità - un sentimento doloroso verso l’obbligo del servizio militare e verso la guerra, non sono molto frequenti nel repertorio dei soldati, dato che la retorica celebrativa dei canti militari impone e diffonde ben altri testi.]


Non ne parliamo di questa guerra
che sarà lunga un'eternità
per conquistare un palmo di terra
quanti compagni son morti di già.

Fuoco e mitragliatrici
si sente il cannone che spara
per conquistar la trincea
Savoia si va.


Trincea dei raggi, maledizione
quanti fratelli son morti lassù
finirà dunque 'sta flagellazione
di questa guerra non se ne parli più.

O monte San Michele
bagnato di sangue italiano
tentato più volte ma invano
Gorizia pigliar.


Da monte nero a Monte Cappuccio
fino all'altura di Doberdò
un reggimento più volte distrutto
alfine indietro nessuno tornò.

Fuoco e mitragliatrici
si sente il cannone che spara
per conquistar la trincea
Savoia si va.




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