SPORT E PACE
di Damiano Tommasi

(tratto dall'agenda "Comportamenti di Pace" a cura di Massimo Paolicelli - edizione 2000)

Le pagine sportive si confondono sempre più con le pagine di cronaca nera!

Gli scontri tra tifoserie che fanno seguito alla maggior parte delle partite di calcio, i 5.000 e più poliziotti smobilitati ogni domenica per prevenire conseguenze più gravi, le decine di morti che negli ultimi anni ci siamo ritrovati all'interno o all'esterno dei campi di gioco. Sono segnali chiari della violenza che direttamente o indirettamente coinvolge lo sport. Il calcio in Italia è l'imputato principale ma, purtroppo, anche altre discipline sono tristemente coinvolte.

Lo sport, quindi , deve dare un messaggio di pace. Lo sport è un importante strumento educativo ed in tal senso deve essere sviluppato. Gli sportivi sono esempi che i giovani vogliono imitare e per questo devono sentirsi responsabili dei loro comportamenti.

Purtroppo la cultura sportiva non è adeguatamente sviluppata.

Nella società odierna non si sa perdere! Non si accetta la sconfitta e di conseguenza di esaspera il bisogno di un risultato positivo. Chi non vince, sia nel ciclismo che nel calcio, sia nell'atletica che nello sci, è un fallito! Non importa come hai perso, sei un fallito!

Non si distinguono più persone con valori positivi o negativi ma semplicemente vincenti o perdenti.

Lo sport dovrebbe insegnare proprio a perdere: tutti gli atleti che si accingono a disputare una gara sanno che possono vincere e possono perdere ma, allo stesso tempo, non accettano in nessun modo la sconfitta.

Le conseguenze più gravi di tutto questo sono le reazioni istintive, violente, esagerate che si hanno ogniqualvolta ci si sente imbrogliati, derubati, o in qualche modo danneggiati da arbitri, avversari o chissà chi.

Considerata la grande diffusione dello sport nella società, è compito di tutti adoperarsi affinché l'attività sportiva rimanga strumento per l'educazione a valori quali la lealtà, l'onestà, il rispetto.

Nessuno si deve sentire impotente di fronte ad un fenomeno che direttamente o indirettamente ci coinvolge tutti. Dal dilettante al professionista, dal principiante al campione dal più giovane al più esperto, chiunque può e deve giocare "pulito".

"Pulito" significa nel pieno rispetto delle regole, con lealtà, con rispetto per l'avversario e soprattutto riconoscendo i propri limiti.

Una sana cultura sportiva va costruita giorno per giorno, ogni occasione è buona per imparare a giocare, a praticare uno sport in un modo diverso.

Saper perdere! Questo è il più grande insegnamento dello sport. Impegnarsi con tutte le proprie forze per vincere ma accettare l'eventuale sconfitta.

Interessi economici e finanziari, diritti televisivi e sponsor esigenti non si armonizzano con le regole dello sport. E' questo contrasto evidente che crea esagerazione, rabbia frenesia, impazienza e tensione che sfociano inevitabilmente in episodi di violenza. Chiunque, perciò, può, nel suo piccolo, accostarsi allo sport in un modo nuovo o, se vogliamo, in un modo più vero per far crescere una sana cultura sportiva.

Cosa fare?

Gli atleti, quindi, sono l'esempio da seguire. Giocare e gareggiare nel rispetto delle regole, degli avversari e degli arbitri, rendendosi conto delle responsabilità che hanno, è fondamentale. Se io protesto vivacemente "autorizzo" il pubblico a prendersela con l'arbitro; se io reagisco violentemente ad una scorrettezza dell'avversario sarò imitato dal pubblico nei confronti dei tifosi della sponda opposta; i comportamenti di pace nello sport sono dunque quelli che tendono a smorzare polemiche, reazioni violente e inutili.

Addetti ai lavori sono chiamati a diffondere sempre più la cultura della sconfitta. Non si può vincere solo per evitare una perdita economica! Non si deve esasperare la corsa ad un risultato esclusivamente positivo.

Mass-Media. Giornalisti, cronisti, opinionisti devono avere più coscienza del loro ruolo. Criticare aspramente arbitri, atleti, dirigenti non fa che provocare reazioni più o meno violente nei confronti di queste persone Ecco, considerare il tifoso, l'atleta, l'arbitro, il dirigente come persona che ama, sogna, ha una famiglia, piange, ride, lavora, pensa, riflette e, per questo, può sbagliare deve essere il compito dei mass- media. Per far questo e per limare quella spigolosità nelle discussioni, sarebbe utile evitare di far uso di vocaboli quali cecchino, bomba, cannonata, fallo assassino, corsa della vita, salita massacrante, errore da suicidio, giocare alla morte (n.b. i giornalisti di TELE+ si stanno impegnando in questo senso).

Infine, gli appassionati, sono chiamati ad accostarsi allo sport non dimenticando che sono di fronte sempre e comunque a delle persone come loro, con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Allenarsi giorno per giorno ad accettare la vittoria e la sconfitta come parte del gioco e perciò evitare qualsiasi reazione istintivamente violenta.


Damiano Tommasi