Il nuovo pacifismo puo' farsi capire

21.10.2001

Repubblica, che e' un giornale progressista,  ha realizzato un sondaggio dal quale risulta che il 48% dei lettori dell'edizione telematica sono sempre stati contrari ai bombardamenti, il 48% sono sempre stati favorevoli, il 4% erano favorevoli ma, visto quel che sta succedendo, hanno cambiato idea. Come risultato non e' eccezionale. Chiunque si sia trovato a discutere sulla guerra ha sperimentato quanto sia difficile spiegare le ragioni del pacifismo. Ci siamo trovati a Firenze, alla presentazione del libro "Operazione Pace" a intavolare una discussione con alcuni sostenitori dell'intervento. La discussione ha rischiato di degenerare in una rissa verbale ma, alla fine, siamo riusciti a trovare con questi interlocutori un accordo. E' stata un'esperienza molto interessante, ci ha permesso di comprendere perche' le posizioni pacifiste, cosi' come normalmente vengono espresse, risultino incomprensibili a molte persone. Vogliamo parlarvene perche' oggi molto dipende dalla capacita' di intavolare un dialogo con chi sostiene la politica dei bombardamenti di Bush.

C'e' una profonda incomprensione di fondo. Il rifiuto delle nostre posizioni e' a priore e ha una ragione storica. In Italia le ragioni della pace sono state troppo spesso usate in maniera utilitaristica e a senso unico, dalla sinistra. E' indiscutibile il fatto che si organizzarono molte piu' manifestazioni per il Vietnam che per la Cecoslovacchia. Cosi' come si protestava con veemenza contro le violazioni dei diritti umani in Grecia, molto meno per quelle in Unione Sovietica. Automaticamente si accomunano le nostre posizioni di oggi con l'antiamericanismo atavico della sinistra di ieri.

Al tempo dell'invasione della Cecoslovacchia ci furono molti intellettuali di sinistra che protestarono, noi ad esempio ritirammo il diritto di rappresentare i nostri testi in Urss ma sono iniziative che quasi nessuno conosce. Quindi e' importante chiarire innanzi tutto che non ce l'abbiamo contro gli Stati Uniti ma con chiunque pratichi la filosofia del fine che giustifica i mezzi. Ed e' importante chiarire che la nostra opposizione a questa filosofia si basa su esperienze concrete. Il potere di criminali come Saddam o Bin Laden e' proprio l'effetto collaterale di questo modo di pensare.

Anni fa gli Stati Uniti usarono e finanziarono Saddam e i Talebani per combattere i propri nemici, oggi, con la stessa spregiudicatezza, ci si allea con alcuni signori della guerra e regimi criminali pur di abbattere i Talebani. Questa e' la classica politica che determina immancabilmente un irreversibile clima di instabilita' e alimenta il terrorismo di domani. Perche' l'Occidente non sostiene con forza i diritti umani nei paesi arabi? Perche' invece di condurre una battaglia per la democrazia in Cina ci si va a tenere la' le Olimpiadi?

Siamo coscienti che questo nostro modo di pensare e' relativamente nuovo. Ma gia' il rifiuto del fine che giustifica i mezzi ha creato una piccola rivoluzione. Durante le giornate di Genova e' successo qualche cosa che mai era accaduto prima. Piu' volte alcuni agenti isolati e circondati da Black Block e violenti sono stati salvati dall'intervento di gruppi di manifestanti pacifisti che hanno fatto muro per proteggerli. E piu' volte gruppi di agenti sono arrivati a scontrarsi con loro colleghi per impedire che continuassero i pestaggi isterici sui dimostranti arrestati. Di questi episodi si e' parlato pochissimo ma questo non diminuisce la loro importanza. Segnalano l'esistenza di una cultura della pace che nega nei fatti, nel fuoco dello scontro, di accettare che non vengano rispettati i fondamenti della morale e della pieta'. Non si picchiano i prigionieri!

E' stata, da entrambe le parte una rottura della logica del fine che giustifica i mezzi, del "Il nemico del mio nemico e' mio amico". La sostituzione con un'altra logica che tende a superare le contrapposizioni: sono alleato di tutti coloro che non vogliono che persone ridotte all'impotenza vengano massacrate di botte. Il fatto che un pugno di persone dotate di senso morale siano riuscite ad arginare la brutalita' a Genova, seppur in casi circoscritti, ha segnato la nascita di un patto di civilta' che non potra' che crescere in futuro. E questo patto di civilta' dovrebbe essere esteso alla politica internazionale. Non si possono fare alleanze di nessun tipo con chi uccide e tortura gli oppositori politici. Solo se la democrazia e i diritti umani e sociali saranno considerati una pregiudiziale assoluta di qualsiasi rapporto internazionale potremo sperare in futuro di cancellare il terrorismo. Chiarita questa questione pregiudiziale, e' poi indispensabile chiedere se si ritenga veramente efficace la tecnica dei bombardamenti. Crediamo che qualsiasi persona di buon senso possa immaginare che un miliardario come Bin Laden in questo momento se ne stia il piu' lontano possibile dagli scontri.

Il terrorismo non e' costituito da forze regolari, chiaramente individuabili. Dobbiamo battere singoli gruppi composti di 2-3 persone che agiscono clandestinamente. Il grosso dei terroristi e' da tempo nascosto in Usa e in Europa. Possiamo sterminare tutti gli Afgani e tutti gli uomini di Bin Laden in Afghanistan senza incidere minimamente sulla capacita' offensiva di questa organizzazione. Da quel che si sa, non c'era neppure un afgano tra i dirottatori degli aerei, l'11 settembre. I piu' quotati teorici della guerra al terrorismo insistono nell'avvertire che non ha senso mettersi a menare colpi all'impazzata. Agendo cosi' l'unico risultato che si ottiene e' quello di creare altre vittime innocenti e di dare forza alle teorie pazzesche di Bin Laden che teorizza una grande dittatura fondamentalista planetaria.

Si arriva a questo punto a una domanda: "Ma allora voi che soluzioni proponete?"

Il movimento pacifista alcune iniziative urgenti in effetti le ha proposte. Prima di tutte l'abolizione di ogni segreto bancario e dei paradisi fiscali che garantiscono ai terroristi finanziamenti occulti e la possibilita' di ottenere enormi cifre di denaro utilizzando il terrore per drogare le quotazioni azionarie e speculare in borsa. Agire sul segreto bancario avrebbe permesso anche di colpire realmente il traffico di oppio afgano che garantisce ai Talebani enormi mezzi economici grazie al riciclaggio dei narcodollari. Si sarebbe ottenuto un risultato certamente concreto mentre con i bombardamenti non si risolve niente e, anzi, si rischia di innescare reazioni a catena imprevedibili e pericolosissime. Non dimentichiamo che l'Onu ha avvertito che 7 milioni di profughi rischiano di morire di fame e malattie nei prossimi mesi.

  Ma non possiamo certo dire che l'abolizione del segreto bancario stroncherebbe il terrorismo in 30 giorni. Ma di certo produrrebbe un colpo di gran lunga piu' efficace dei bombardamenti intelligenti di questa guerra che si ha la sfacciataggine grottesca di chiamare "umanitaria" perche' insieme alle bombe si lanciano pacchi di cibo e medicinali. Il problema terrorismo ha proporzioni enormi.

E bisogna iniziare a comprendere profondamente da dove nasce e cos'e'. Leggete le lettere di Bin Laden: parla delle sofferenze dei poveri, delle violenze subite dal popolo irakeno e palestinese per reclutare kamikaze ma ha tutto l'interesse a provocare maggiori sofferenze al popolo. Lui pensa che piu' il popolo soffre e piu' kamikaze trovera', magari tra i giovani annoiati dell'aristocrazia mussulmana in cerca di redenzione.

Nel 1977 ci fu a Roma un corteo con 100 mila persone. In piazza Venezia il corteo sfilava e sul lato, tra la polizia schierata e il corteo, una decina di giovani stavano in ginocchio, ad alcuni metri di distanza l'uno dall'altro. Tenevano con ostentazione la mano sotto la giacca per segnalare che erano pronti a estrarre le pistole. Chiaramente se la polizia avesse cercato di colpirli avrebbe fatto una strage di manifestanti pacifici che sfilavano dietro alla linea dei terroristi. E le forze dell'ordine quel giorno dimostrarono grande buon senso rinunciando a ingaggiare una sparatoria. Questa e' la strategia dei terroristi: farsi scudo della gente. Dicono di lottare per il benessere del popolo ma tanta piu' gente muore tanto piu' i loro affari vanno bene.

E per questo la politica dei bombardamenti e del creare disperati e terrorizzati che fuggono a milioni verso una quasi certa morte per inedia, e' un errore madornale: non colpisce i terroristi, li aiuta. Se vogliamo sgominare il terrorismo dobbiamo ingaggiare una lotta senza quartiere contro le ingiustizie delle quali il terrorismo si alimenta. Il terrorismo non e' una minaccia ineluttabile che non ha cause. In Irlanda la miseria degli inizi del secolo, che porto' milioni di irlandesi a emigrare, permise al germe del terrorismo di insediarsi nel tessuto sociale. Nei paesi Baschi furono i decenni della dittatura franchista a creare la piaga della violenza che nutri' il terrore.

Fino a che i 500 uomini piu' ricchi del mondo possiederanno quanto un miliardo e mezzo di pezzenti e fino a che 36 mila bambini continueranno a morire ogni giorno per mancanza di cibo e medicine, il terrorismo avra' piaghe da infettare.


Dario Fo, Franca Rame, Jacopo Fo




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