(22 dicembre 2002) Salve a tutti:
quanto segue è la traduzione inglese di un messaggio di Anat Matar, un'attivista e madre di un obiettore in carcere, Haggai Matar, all'evento organizzato da Yesh Gvul giovedì scorso (19 dicembre 2002, n.d.T.) per protestare contro l'incarcerazione illimitata di ragazzi che si rifiutano di servire le Forze Armate Israeliane per obiezione di coscienza. La traduzione inglese dall'ebraico è di Tal Haran e Rela Mazali.
Saluti, Rela.



Discorso per l' "Evento di Yesh Gvul" - Tzavata Hall, dicembre 2002

(traduzione dall'inglese di Isabella Marinaro)

Le Forze Armate Israeliane dominano il governo attuale, così come dominavano quello precedente e quello ancora prima. I primi ministri e quelli della Difesa, Barak, Sharon, Ben-Eliezer, Mofaz, e alcuni dei loro capibanda in carica, non pensavano e neppure avevano la sensazione di non essere militarizzati. Le Forze Armate Israeliane, e lo stato che esse trainano, stanno conducendo una campagna militare il cui unico scopo è il totale assoggettamento dei Palestinesi che vivono nei Territori Occupati. Non dobbiamo dimenticarci questo neppure per un momento. Le Forze Armate Israeliane sono un esercito criminale. Un'immersione nei dettagli degli episodi quotidiani - compresi gli spari a bambini e a donne anziane - distoglie la nostra attenzione da una veduta più generale, dall'ampia azione dell'essere al servizio, minuto dopo minuto, di soldati ben istruiti.

Il compito dei soldati è quello di polverizzare la popolazione palestinese. Stanno sventatamente distruggendo non solo le infrastrutture fisiche delle città della West Bank e della Striscia di Gaza, non solo le case, le strade, i campi e gli orti, ma anche ogni traccia dello spirito vitale. Oltre il 50% dei Palestinesi dei Territori Occupati soffre di malnutrizione. Le condizioni fisiche generali sono sull'orlo della catastrofe e le persone bisognose di poco più di un minimo di cure mediche muoiono silenziosamente, vittime non calcolate della casualità. Almeno 75 persone sono morte negli ultimi due anni perché il coprifuoco, i blocchi stradali e i lasciapassare scaduti hanno impedito loro di ricevere le cure mediche in tempo. Proprio ieri abbiamo saputo di due bambini nati morti le cui madri hanno potuto solo vedere a distanza le ambulanze che le aspettavano, ma non le hanno potute raggiungere. Il sistema di istruzione palestinese procede con molta fatica, funziona con estrema difficoltà e le università fanno lezione dentro magazzini e case private in modo da mantenere vive le braci e non estinguere tutto. Le visite alle famiglie, gli spostamenti da città a villaggi, andare al mare - tutti questi sono concetti da tempo dimenticati.

Alcuni di quelli presenti qui oggi si sono giustamente sollevati per una forte protesta contro il trasferimento di contadini palestinesi fuori dalla regione sud della Collina di Hebron e dal villaggio di Khibet Yanoun. Ma il trasferimento non è limitato a queste località e non aspetta riprese fotogeniche di camion. Un trasferimento terribile e nascosto è in atto incessantemente, a fianco all'azione di indebolimento del debole: la borghesia colta palestinese diminuisce continuamente. L'Istituto della Comunità e della Salute Pubblica presso l'Università di Birzeit ha pubblicato recentemente un sondaggio secondo cui il 50% delle scuole dell'area di Ramallah ha registrato un fenomeno di emigrazione crescente: almeno 422 bambini hanno lasciato queste scuole a causa dell'emigrazione delle loro famiglie. Questa non è una coincidenza e non è un sottoprodotto di qualche misteriosa guerra contro il terrore. Questa è la guerra che le Forze Armate Israeliane stanno conducendo: la guerra per svuotare ed annichilire la comunità civile palestinese come potente fattore unificato di vita, salute, istruzione e lavoro.

Tutti quelli che danno una mano alle Forze Armate Israeliane oggi si rendono complici di quest'azione. Non soltanto i soldati delle unità combattenti che si fregiano di nomi idilliaci e insegne di uccelli e fiori, ma anche le sentinelle dei quartieri generali militari al centro di Tel Aviv, la "scimmia di grasso" dei corpi corazzati nel Negev, nonché la donna soldato che lavora nell'intelligence militare, così come la donna programmatrice di computer nel centro di assistenza allo stato maggiore militare e il semplice istruttore di volo. Tutti loro sono complici del crimine.

Mio figlio Haggai ha scelto la strada della resistenza, per non annegare nel fascismo delle Forze Armate Israeliane che il sistema d'istruzione qui ha cercato così duramente di insegnargli. Lui ora sta pagando il prezzo del carcere. Come lui, in prigione sono anche Yoni, Uri, Matan, Shimri, Hillel, Adam, Dror, Eshel, Itsik, Ido e il mio studente Ori. A fianco alla guerra più grande contro la vita civile palestinese, le Forze Armate Israeliane stanno conducendo una battaglia minore ma inflessibile contro il proprio "altro" - quei cittadini d'Israele che si rifiutano di essere militarizzati, che capiscono che qualsiasi servizio nelle Forze Armate Israeliane è il servizio stesso di queste e dei loro orrendi obiettivi. Oggi pomeriggio, sul presto, abbiamo sentito che il comandante del carcere militare numero 4 ha deciso di separare gli obiettori che hanno firmato la "Seniors' (Shministim) Letter", disperdendoli tra le varie prigioni militari e i loro plotoni cosicché non possano aiutarsi a tenersi su il morale reciprocamente.

Questi giovani obiettori ci insegnano una lezione importante e chiedo alla gente qui riunita e, analogamente - o forse perfino di più - a quelli che parlano qui stasera, i Laureati d'Israele, di comprenderla e interiorizzarla. Haggai e i suoi amici stanno realizzando appieno il concetto di "cittadino". Essere cittadino significa, prima e soprattutto, agire. Proprio come essere soldato significa essere passivo, obbediente, disciplinato, essere un cittadino significa il suo esatto opposto: azione, resistenza. In Israele nel 2002 è molto difficile essere un vero cittadino e ciò proprio a causa del quasi totale governo delle Forze Armate Israeliane su tutto; è quasi impossibile dare espressione al suo "altro" civico e civile. Ma la gente che non vuole essere fagocitata dal fascismo è obbligata a tradurre la resistenza in pratica - non in un'unica azione una tantum. Ci sono meravigliose organizzazioni di sinistra in seria difficoltà per mancanza di attivisti e scarsità di fondi. Aiutiamoli! Scrivete lettere a direttori di giornali, lettere alle autorità, articoli, poesie, parlate alla televisione, fate rumore, rumore che si opponga al silenzio delle assonnate Forze Armate Israeliane, o degli speaker stile militare monotonamente telegrafici dei notiziari. Svelate quello che essi desiderano nascondere, proiettate il film censurato, manifestate in sostegno dei deputati marchiati della Knesset. Uscite allo scoperto in sostegno - pubblico, indefesso, chiaro e significativo - degli obiettori. Tutti questi atti sono espressioni felicemente riuscite di "cittadinanza".

(Per concludere ho citato il filosofo Bertrand Russell che ha scontato sei mesi di carcere per aver criticato la politica del governo inglese nella Prima Guerra Mondiale, un fatto di cui fu orgoglioso fino alla fine dei suoi giorni. Ho terminato coi ringraziamenti a coloro che hanno insistito nell'essere cittadini negli ultimi anni: Yesh Gvul, New Profile, il deputato della Knesset Tamar Gozansky che ha sostenuto Haggai e continua ad incoraggiare sia lui che gli altri obiettori, e due dei "futuri Laureati d'Israele" - ossia i poeti Yitzhak Laor e Aharon Shabtai che hanno dedicato delle poesie ad Haggai quando dichiarò la sua obiezione.   Vostra, Anat Matar)