Il materiale che trovate in questa pagina è tratto dal quotidiano "il manifesto" di giovedì 11 marzo 1999.

torna all'indice "Un popolo, mille colori"

"Salvare Ocalan" di Valentino Parlato
Per Abdullah Ocalan abbiamo cominciato col chiedere l'asilo politico, quando era in Italia. Dopo la sua vendita-cattura in Kenya abbiamo chiesto che fosse giudicato da una corte internazionale. Dopo il suo imprigionamento nell'isola di Imrali e il rifiuto del governo turco abbiamo chiesto un processo regolare. Ora siamo ridotti a chiedere che Ocalan non sia ucciso prima del processo. Questo degrado è tragico e vergognoso anche per i comuni cittadini come noi.
Nell'epoca della comunicazione e dei "diritti umani" Ocalan e il Kurdistan turco sono stati "oscurati". Le notizie arrivano solo da fonte turca e sono allarmanti: parlano di infarto, di malore, di pericolo di vita. Né gli avvocati, né alcun altro può vedere o ascoltare. Silenzio e buio su un assassinio annunciato.
Non c'è più tempo da perdere e purtroppo poco valgono i pur meritori appelli e interrogazioni parlamentari. La situazione richiede l'intervento diretto dei governi, ma che cosa hanno fatto e fanno i governi, d'Italia, d'Europa, del mondo cosiddetto civilizzato? Nulla o almeno nulla di efficace. Neanche la convocazione degli ambasciatori turchi in Italia e negli altri paesi e neppure il ritiro delle rappresentanze diplomatiche. Nessun gesto di effettiva pressione sull'attuale governo turco. E - vale aggiungere - la Turchia non è neppure la superpotenza mondiale, che si può permettere di assolvere i responsabili della strage del Cermis.
Siamo di fronte alla più vergognosa ipocrisia del mondo civilizzato: Ocalan, il popolo kurdo sottoposto a bombardamenti e omicidi, i diritti umani, le convenzioni internazionali non valgono nulla di fronte alle convenienze della Nato e degli affari. L'Europa, incapace di brandire almeno l'euro, non esiste, al massimo bisbiglia. Ma che fa il governo italiano che nella vicenda di Ocalan è stato coinvolto più di altri?
Che cosa fa o vuol fare - e quasi non c'è più tempo - nei confronti della Turchia e degli Usa, che sono stati e sono il garante della arroganza del governo turco? L'America, che in forza dei "diritti umani" non esita a spedire i suoi aerei da guerra anche a migliaia di chilometri dagli Usa, questa volta non vede e non sente? Pur sapendo bene che basterebbe una telefonata del Pentagono per rendere più ragionevoli gli attuali padroni della Turchia.
Ma torniamo a noi, al governo italiano: ieri sera D'Alema ha chiesto al governo turco che gli avvocati italiani possano vedere Ocalan. E' un passo ma non basta. Occorre convocare d'urgenza l'ambasciatore turco nel nostro paese e far rientrare a Roma il nostro ambasciatore ad Ankara. Non possiamo attendere nella più vile delle inerzie che Ocalan sia fatto morire nella "luminosa e ampia" prigione di Imrali. Gli italiani, cittadini comuni, non possono accettarlo.



"Preghiera italo-kurda" di Ivan Della Mea

Oscar Luigi Scalfaro sapeva che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
Massimo D'Alema sapeva che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
Walter Veltroni sapeva che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
Tutti i nostri governanti, anche quelli di provata fede cattolica apostolica romana, anche quelli che hanno come valore primo e sacro la vita, sapevano che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
Tutte le destre, tutti i centri, tutte le sinistre sapevano che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
Il Papa sapeva che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
L'Italia intera sapeva che Ocalan, fuori dai nostri confini, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
L'Europa tutta sapeva che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
Bill Clinton sapeva che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
La Nato sapeva che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
L'Onu sapeva che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
Tutti i servizi segreti, tutte le intelligences, Mossad in testa, sapevano che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
Anche le nostre industrie e i nostri interessi in Turchia sapevano che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.
Anche Tony Blair e il suo contratto da 200 milioni di sterline per costruire una diga in Turchia sapevano che Ocalan, fuori dall'Italia, era un uomo morto. E i turchi lo stanno uccidendo.

Ocalan morirà.

E io maledirò la mia ignavia: non tutto ho fatto perché Apo vivesse.
Non ho detto ai compagni di Rifondazione Comunista: tenetelo, magari in Direzione, a qualsiasi costo, organizzategli intorno un servizio permanente di vigilanza. E non ho detto: un paese come la Turchia che fa pratica quotidiana di genocidio non deve entrare nella comunità europea. E non ho detto ai nostri governanti di cacciare l'ambasciatore turco da Roma e di ritirare l'ambasciatore italiano da Ankara. E non ho detto che la vita di un uomo non ha prezzo non soltanto per l'etica, ma non deve averlo neanche per la ragion politica.

E se domani mio figlio mi dirà: che mondo di morte è questo, che politica cialtrona e mascalzona e assassina è questa, che fetentissima società di merda è questa che voi padri consegnate a noi figli? Io davvero non saprò che cosa rispondergli.

E Ocalan sarà morto. E anche noi con lui.

Amen.




torna all'indice "Un popolo, mille colori"